Tamata e l'alleanza


Pagina 124 TAMATA E L'ALLEANZA

Stamattina ho levato le due ancore prima dell'alba. Il tempo è buono, questa volta lascio per davvero il mio Paese natale... finalmente la Grande Partenza!
Nella sentina del Marie-Thérèse, zavorrata con pietre, nelle vele gonfie di vento, nello scafo odoroso di foresta, porto il mio villaggio con me. E io so che l'Alleanza è con me.
Per la prima volta in vita mia sono libero, realmente libero. Tutte le mie libertà di prima non erano che piccole libertà strette in una rete di limitazioni, libertà effimere, spesso intense, ma sottomesse sempre alla questione del tempo e a quella degli altri.
Adesso non devo rendere conto a nessuno, non dipendo più da nessuno. Posso andarmene in Malesia o nel Borneo, non ho che da scegliere, posso anche fare a testa e croce per semplificare la cosa. Dalla Malesia potrei proseguire verso il Madagascar, se Singapore non mi piacesse. Potrei perfino tentar di raggiungere Jacky in Guiana. Sono padrone della mia vita su queste nuove ali che mi trasportano così in alto da essere preso talora da vertigine.
Nella scia, all'orizzonte, ecco il tratto azzurrognolo della grande Isola di Phu Quoc che ancora visibile sta svanendo nel mare. Più lontano, dietro Phu Quoc, la mia Indocina che lascio per sempre... forse. Un "forse" che non contiene né una vera promessa, né un vero rifiuto. Un "forse" carico d'interrogativi e abitato da anime erranti che vogliono che ci si ricordi, che esigono che il passato non venga completamente cancellato, per contribuire un giorno a far sbocciare tra gli uomini e tra i popoli più amicizia, più tolleranza e più generosità.
Che pace in mare, solo con la mia barca che corre sull'acqua calma verso la Malesia, spinta in poppa dal Monsone di Nord Est. Ho trovato finalmente l'esatta regolazione della barra, la rotta è bella dritta; è magnifico potermi riposare, cucinare, crogiolarmi al sole in coperta contemplando il mare, sognare insieme al Marie-Thérèse che mi porta verso i misteri dell'ignoto.
Sono vivo, sono ben vivo e penso alla morte di Abadie che avrebbe dovuto essere anche la mia. Per sei mesi avevo trascorso ogni fine settimana accanto a lui e Alyette. Poi una volta, una domenica, un allenamento notturno di pallanuoto per un incontro importante mi trattenne in piscina. E la sorte scelse proprio quella notte per mandare i Servizi Segreti del Viet-Minh ad ammazzare Abadie e un suo amico che passava per caso da lui e per ridurre in fin di vita Alyette. L'indomani all'obitorio, davanti ad Abadie, ho capito che ormai dovevo pensare seriamente ad abbandonare questo Paese.
Il sole splende alto in cielo, il vento di Nord Est accarezza le vele del Marie-Thérèse facendo canterellare il bordo della trinchetta come se fosse viva. E io sono convinto che viva davvero, proprio come vive la mia barca.

Commenti

Post popolari in questo blog

ZUANELLI 34

Tuttofare

Depressione post vacanza a Vela